
L’anima della fotografia: l’arte di Giuseppe Favero “in movimento” al Beato Pellegrino
“La foto più bella? È sempre l’ultima. Perché, sai, il pensiero è sempre in evoluzione”. Giuseppe Favero, fotografo di Padova, non si limita a catturare immagini, ma le trasforma in veicoli di racconto e di emozione. In queste settimane ha “trasportato” nella hall del Centro Servizi Beato Pellegrino la sua recente mostra, “In movimento”, che tanto successo aveva avuto nell’originaria esposizione a Rubano. Espone un’immagine a settimana, a rotazione, catturando l’attenzione e i commenti ammirati dei visitatori e degli anziani (sua sorella, Maria Teresa, è ospite nella residenza Tulipani). Le reazioni del pubblico di fronte alle grandi riproduzioni testimoniano l’impatto profondo delle sue opere.
Il percorso di Favero verso l’arte non è lineare. Partito come metalmeccanico nel settore delle biciclette (retaggio di un tempo passato che trova eco nel suo “autoritratto”, una delle immagini della mostra), è poi passato in Comune a Padova. Ha trascorso vent’anni nelle farmacie comunali, per poi approdare a un incarico di gestione presso il prestigioso Museo degli Eremitani. Lavorare in un luogo così carico di storia e bellezza, che definisce “il posto di lavoro più bello di Padova”, ha indubbiamente plasmato la sua sensibilità.
La fotografia è entrata nella sua vita negli anni Settanta, nel pieno del boom, e non è mai rimasta un semplice hobby. Dai matrimoni ai cataloghi, passando per la formativa esperienza in uno studio grafico, la vera svolta arriva grazie all’incontro con un missionario e docente d’arte, che utilizzava la fotografia per le sue scuole di preghiera. Questo ha aperto a Favero la strada a “idee nuove, modi alternativi di far fotografia”, esplorando tecniche come lo stroboscopio, le multiesposizioni, l’uso dei colori per raccontare una storia, piuttosto che semplicemente ritrarre la realtà.
Questa filosofia narrativa è il cuore del suo lavoro. Ogni scatto è una “storia”, un “pensiero”. L’opera intitolata “la gatta” ne è un esempio lampante: ci sono voluti quattordici scatti per raccontare di due esseri viventi che “a un certo punto si accorgono che c’è l’altro” in un “attimo d’affetto”. Questa ricerca del “movimento interiore” e dei “sentimenti” si distacca dal tema più letterale del movimento, presente nelle altre sue opere, ma colpisce per la pulizia visuale e la delicatezza dello sguardo, che srotola momenti apparentemente banali (una finestra, un animale domestico e la sua proprietaria) nel loro significato profondo.
Dal punto di vista tecnico, Favero bilancia pragmatismo e passione. Pur apprezzando la “realtà” della pellicola, ha abbracciato con soddisfazione il digitale, per la sua “facilità di gestire l’immagine” e di semplificare il processo creativo, quando si tratta di ricostruire dettagli mancanti o imperfetti. Scelta che non ha affatto compromesso la sua creatività, permettendogli di realizzare stampe anche di 2 metri, che definisce “spettacolari”.
L’aspetto più toccante del suo approccio emerge quando si parla di persone. Lavorare con i soggetti umani, ammette, non è semplice. La vera sfida non è ottenere lo scatto perfetto, ma “diventare trasparente”, per instaurare una relazione intima. L’obiettivo non è la fotografia in sé, ma la “relazione che hai con la persona”. Un pomeriggio trascorso in sintonia con un soggetto, anche senza un risultato fotografico eccezionale, non è mai un pomeriggio “sprecato”. Questo si applica anche alle sue incursioni al Beato Pellegrino, dove, pur avendo realizzato diverse foto, ritiene più importante “la relazione con le persone, piuttosto che fargli la fotografia”.
Per Giuseppe Favero (che sta lavorando a un progetto battezzato “Nuovi orizzonti”) la fotografia è un “optional della vita”, un modo per “vivere delle esperienze”. Il suo lavoro appare un’espressione di autenticità, un colorato monito contro la superficialità, un invito a cercare il significato profondo al di là delle apparenze, in un mondo che di apparenze è ormai troppo denso.
Nota: l’esposizione delle immagini appartenenti alla mostra “In movimento” di Giuseppe Favero prosegue nella hall del Centro Servizi Beato Pellegrino di Padova fino a mercoledì 8 ottobre.
Immagini inserite:
– “il meccanico” 187,5×125 cm
– “acquerello” 161,5x125cm
– “la gatta” 173x125cm
– “con cosa esco” 200x104cm
– Giuseppe Favero che al Centro Servizi Beato Pellegrino installa il pannello dell’opera “la gatta”.
Padova, martedì 23 settembre 2025